L’aria pulita, unitamente ad un’acqua pura, sono elementi essenziali e indispensabili per condurre una buona qualità di vita. La crescente urbanizzazione da un lato sottrae terreni all’agricoltura e/o alla costituzione di nuovi parchi e dall’altra determina la nascita di nuove comunità suburbane le quali, inevitabilmente, necessitano di infrastrutture: nuovi palazzi (pubblici o meno) da rendere termo-autonomi, nuovi insediamenti abitativi caratterizzati da diversi appartamenti termo-autonomi, nuove linee di trasporti pubblici e, soprattutto, trasporto privato, tutte “entità” strettamente dipendenti da combustibili fossili. Un circolo vizioso ad alto impatto per la salute!
Il problema
Un incremento di veicoli comporta un incremento del traffico e con esso inevitabili sono gli ingorghi, continue fermate e ripartenze, motori lasciati accesi inutilmente e molto altro ancora. Situazioni tali da aumentare in maniera importante le emissioni di diversi tipi di inquinanti.
Dati ufficiali dell’EPA (Environmental Protection Agency), confermati dall’EEA (European Environment Agency), mostrano che i principali inquinanti presenti nell’aria – i più comuni – sono, in ordine alfabetico e non in ordine di concentrazione (poiché variabili fortemente da zona a zona):
- Ossidi di Azoto NOx – NO2 (Biossido di Azoto) e NO (Ossido di Azoto);
- Ossidi di Zolfo SOx – SO2 (Anidride Solforosa) e SO3 (Anidride Solforica);
- Monossido di Carbonio – CO;
- Ozono – O3 al livello del suolo;
- Particolato (PM1, PM2.5 e PM10) e Polveri Totali Sospese (PTS);
- Piombo – Pb;
ai quali occorre, gioco forza, aggiungerne di nuovi a seconda delle zone ambientali, ad esempio:
- Benzene – C6H6;
- Idrogeno Solforato (Acido Solfidrico o Solfuro di Idrogeno) – H2S;
- Metalli pesanti come Arsenico (As), Cadmio (Cd) e Nichel (Ni);
- Metano – CH4 molto più pericoloso della CO2 nell’effetto serra.
Una possibile classificazione di questi inquinanti è l’essere o meno carcinogeno (cancerogeno). La suddetta classificazione in Europa prevede 3 categorie:
Categoria 1: Sostanza conosciute essere carcinogene per gli essere umani;
Categoria 2: Sostanze da considerarsi come cancerogene per l’uomo;
Categoria 3: Sostanze che potrebbero essere cancerogene per l’uomo ma per le quali manca ancora una conferma ufficiale.
Esistono altre metodologie come la GHS () che suddivide le sostanze in categorie o la IARC () che le suddivide in gruppi. Un elenco esaustivo è visibile all’indirizzo che segue: http://safe.uniud.it/look.asp?ID=708
Per alcune sostanze di nostro interesse proviamo a vedere l’appartenenza alle categorie:
- Benzene (antidetonante motori a benzina), Categoria 1 (o Classe 1 o Gruppo 1);
- Scarichi motori Diesel (fumi), Categoria 1 (o Classe 1 o Gruppo 1).
Questi elementi, in genere, vengono dispersi nell’aria (salvo poi ricadere nelle acque e sulle produzioni agricole ) per effetto delle combustioni – motori endotermici, riscaldamenti civili e/o industriali di aggregati pubblici e/o privati, etc. – e/o da attività connesse – particolato da nerofumo/nero di carbonio e rotolamento dei pneumatici etc. – così come da immissioni industriali in aria (e acqua) poco o per nulla controllate e da discariche non a norma e/o abusive (fibre di amianto, Idrogeno Solforato e Metano in primis).
Ad esempio la principale emissione dei veicoli stradali vede il Monossido di Carbonio, l’Anidride Carbonica, i Biossidi di Azoto e Zolfo e il particolato. A questi preme aggiungere il Benzene, noto cancerogeno di Classe/Categoria/Gruppo 1, utilizzato come antidetonante nelle benzine. Di seguito è riportato un consolidato scientifico dell’Università degli Studi DI Bologna:
In USA da diversi anni è data indicazione di ridurne le sue concentrazioni al fine di mitigare (e limitare) negli anni a venire gli effetti cancerogeni sulla popolazione nonché gli effetti acuti e cronici di cui sopra. L’obiettivo è (parzialmente) ottenuto utilizzando, ad esempio, speciali manichette nei distributori di carburanti che evitano ai vapori di disperdersi.
In questo scenario non c’è molto di cui andarne fieri, esserne allegri e/o compiacersi del risultato poiché, se non si avanzeranno dei rimedi, non possiamo che aspettarci un aumento nell’incidenza di un certo numero e tipo di patologie e con esse i costi sanitari che anno dopo anno lievitano a causa delle sintomatologie (asma, tosse etc) che in molti casi i farmaci nulla possono.
Sebbene gli studi epidemiologici siano utili in tal senso poiché studiano l’insorgenza delle malattie in funzione delle condizioni e dei fattori che le determinano, dimostrando così una possibile/probabile correlazione tra un inquinante (o più inquinanti) e un certo numero e tipo di patologie, i risultati dei suddetti studi arrivano sempre – nella migliore delle ipotesi – dopo almeno un decennio quando le patologie sono diventate croniche e per la conta dei deceduti si ha la necessità di utilizzare numeri a 4 se non a 5 cifre (su territorio Nazionale).